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Roche – A fianco del coraggio
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Nella mia vita di emofilico ho visto cose belle e brutte ma se guardi a fondo capisci che sono solo le circostanze che ti portano a vederle come brutte.
Questa è la storia di un bambino, nato ahimè con l’emofilia, che di per sé non è una cosa bruttissima ma la società te la pone come cosa gravissima; crescendo questo ragazzino apprende che molte cose non le può fare e che altre non conviene farle, insomma il classico bambino di cristallo da tenere sotto una teca.
Con il passare degli anni si comprende come la “malattia” sia trasmessa, ed è inevitabile che si dia la colpa di tutto ciò ai genitori, in primis la mamma.
È lì che subentra la necessità di un aiuto, che se non c’è porta e portò questo ragazzo ad avere un rapporto madre-figlio molto burrascoso e violento.
Iniziano dapprima le parole che nessuna madre vorrebbe sentire da suo figlio, poi iniziano gli spintoni e successivamente le percosse, con la solita frase “è tutta colpa tua”.
La vita dell’emofilico di oggi è serena, si può avere e fare tutto, ci sono emofilici campioni di sport, grandi medici, eccellenti scienziati; possono fare ginnastica, palestra ed avere una vita normale.
Per quel ragazzino era diverso e come per tutti noi emofilici le nostre mamme quando andavamo con la bicicletta ci facevano sembrare giocatori di football con la paura che cadendo ci si potesse far male, ma con ciò siamo cresciuti con sani principi e voglia di migliorare l’opinione pubblica, ed è per questo che oggi mi ritrovo ad essere Presidente di un’associazione di emofilici e malati rari, per far capire al mondo che stare vicino ad un emofilico significa stare vicino ad un amico.