Gli sport estremi sono la mia passione. Ho fatto coppa del mondo di Snowboard, pratico sci, arrampicata, parapendio, speedfly, kitesurf e sono stato paracadutista. Ho sempre desiderato avere un figlio a cui potere insegnare questi sport e due anni fa sono diventato papà di un bimbo emofiliaco grave per la mancanza del fattore IX. E' nato con forcipe e manovra meccanica, probabilmente il personale non era informato sulla malattia, molto spesso è facile pensare che le emorragie siano prodotte da tagli e non da traumi. Ne era conseguito un ematoma in testa che avrebbe potuto causare conseguenze irrimediabili per la sua vita, ma fortunatamente non successe nulla. Distiamo due ore e mezza da un ospedale che tratti l’Emofilia e sapere di non poter confidare in altre strutture è veramente esasperante e mortificante. Dopo giorni di ricovero e due mesi di visite di controllo potevo finalmente gioire per la nascita di mio figlio. Cresce, inizia a gattonare e prende le prime botte agli spigoli, io vado sempre in panico, sono ossessionato e vedo sempre il blu dell’emorragia. Poi inizia a camminare, correre, saltare, e mi sento d’obbligo proteggerlo e invece di insegnargli a convivere con la sua malattia, gli trasmetto le mie paure dicendo troppi no che ti fai male, stai attento, questo è pericoloso, no che cadi, corri ma piano, no no e ancora no. Sto sbagliando, non lo faccio sentire libero nella sua vita, libero di muoversi e giocare come tutti gli altri bimbi.
Poi ci sono le giornate al parco giochi, e gli altri genitori vedendomi così apprensivo nei suoi confronti mi consigliano di stare più tranquillo e non appena espongo la sua malattia iniziano a dare direttive ai loro figli: non toccarlo, non spingerlo, lascialo stare, stai attento, finché sono gli stessi bimbi ad allontanarsi da lui.
La socialità è importante nella sua vita, ma purtroppo lo sto solo danneggiando, io che non credevo di avere alcune paure praticando sport estremi e ora la mia adrenalina più grande, ma in senso negativo, è affrontare quotidianamente l’Emofilia. Lo sto limitando, deve vivere la sua vita come tutti i bambini della sua età che giocano correndo spensierati. Troveró il modo per insegnargli i miei sport così che potrà provare quell’emozione di sentirsi libero, libero da questa malattia, e poter vivere una vita normale come me.