Quando l'impossibile diventa possibile.
Conoscevamo l'emofilia solo come la malattia che aveva colpito tante nobili famiglie dei tempi andati, sapevamo per sentito dire che fosse ereditaria e che interessasse i figli maschi. Avevamo già avuto tre figli, dei quali due maschi, e niente avrebbe fatto presagire che presto avremmo conosciuto da vicino la carenza del fattore IX. Il nostro quarto figlio, aveva già quasi due anni quando la sua malattia è stata diagnosticata. La scoperta era stata preceduta da un anno di improvvisi, disperati pianti, dolori non identificati, notti insonni...eppure noi ci reputavamo genitori esperti, la nostra storia navigava senza particolari avarie o inversioni di rotta, con rari momenti di bonaccia e qualche tempesta che, in un modo o nell'altro, veniva sedata con facilità.
Poi, improvvisa, alla vigilia di un Natale, la notizia che interrompe il viaggio: ansie, sospetti, sensi di colpa...e il nostro sguardo non è stato più capace di guardare il "possibile"...tutto diventava "impossibile" : comprendere, viaggiare, giocare, parlare, allontanarsi e finanche riavvicinarsi.
Razionalità e fede perdevano ogni loro significato di fronte ai suoi pianti, alle corse in ospedale, alle prime infusioni, alle vene che non si trovano, i buchi a vuoto. A noi, che ci eravamo sentiti fino ad allora nocchieri e capitani della nostra nave, la storia chiedeva di fermarci, cambiare ritmi, tempi, ruoli. E sempre la storia, trasformava i suoi tre fratelli da passeggeri in compagni di viaggio. Soprattutto il primogenito di 11 anni, prendeva su di sé anche il nostro dolore, caricandoselo sulle sue fragili ginocchia, come quando prendeva in braccio il fratellino consolandolo e distraendolo prima che l'infermiere si avvicinasse. Così lui cresceva, capiva la sua malattia, accettava il suo diverso modo di essere uguale, fino alla sua prima, coraggiosa autoinfusione, quando aveva anche lui 11 anni.
Così sulle pagine rimaste bianche del nostro diario di bordo i nostri figli hanno scritto la parola "oltre", insegnandoci che tutti loro insieme, erano il dono che poteva render tutto nuovamente possibile: riprendere il viaggio, cambiare rotta, tornare ad amarsi in un modo nuovo.